Operazione “Lupin”: arrestato ladro che rubava portafogli dentro gli uffici della Procura
La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha tratto in arresto SAGLIBENE Luciano, nato a Ragusa in data 21.07.1988, ivi residente per furto aggravato e continuato, commesso ai danni di due dipendenti della Procura della Repubblica.
I FATTI
Alle ore 10.00 di giorno 28 gennaio, durante una normale giornata di lavoro ed il rincorrere delle tantissime cose da fare in Procura, due dipendenti si assentavano dai loro uffici per pochi minuti, il tempo di un caffè o di andare in bagno ed al loro rientro, l’amara sorpresa, la borsa aperta ed il portafogli sparito. Immediatamente venivano avviate le indagini e coinvolti gli uffici investigativi per individuare l’autore del reato o gli autori del reato.
LE INDAGINI
Gli uomini della Polizia di Stato, avvisati dal Procuratore della Repubblica, si recavano subito presso gli uffici giudiziari per esaminare le immagini del sofisticato impianto di videosorveglianza e da una prima analisi emergevano subito forti sospetti su Saglibene, soggetto che proprio la Squadra Mobile pochi mesi prima aveva già individuato in quanto responsabile di altri reati contro il patrimonio. L’esame delle immagini, anche grazie a speciali software di comparazione dei tratti somatici in uso alla Polizia di Stato, ha permesso di raccogliere sin da subito inconfutabili indizi di reato a carico dell’odierno arrestato. Gli investigatori si dividevano in più team, alcuni si occupavano delle ricerche dell’autore del reato ed altri elaboravano le prove a suo carico, mediante la redazione di una dettagliata annotazione descrittiva dei fatti accaduti. La Polizia di Stato era quindi in grado di provare che quando le dipendenti dei due uffici interessati si erano allontanate dalle loro stanze, l’arrestato fingendo di dover presentare dei documenti, si guardava dapprima attorno e poi faceva ingresso in stanza dove permaneva pochi secondi per poi uscire. Saglibene faceva nuovamente ingresso nella stanza da lui scelta e poi riusciva, questo per non essere sorpreso all’interno, fino a quando, impossessatosi del portafogli, usciva con disinvoltura dalla stanza per allontanarsi. Il medesimo modus operandi lo metteva in atto anche per l’altra stanza oggetto di attenzioni e, dalle immagini è facile notare che il suo atteggiamento è quasi di sfida a chi quotidianamente persegue chi come lui commette delitti. Il delinquente non ha avuto neanche la capacità di rendersi conto che la Procura della Repubblica è dotata di un sofisticato impianto di videosorveglianza proprio per la rilevanza degli uffici istituzionali, impianto per altro da poco implementato per volontà del Procuratore Dott. Carmelo Petralia. Le potenzialità di questo impianto di sicurezza, hanno permesso anche di carpire alcuni dati significativi per l’individuazione dell’indagato, ad esempio un piccolo tatuaggio sulla mano che lo caratterizza ulteriormente rispetto ad altri soggetti. Adesso gli uomini della Squadra Mobile stanno esaminando altri video catturati da impianti di video sorveglianza, valutando se compatibile la persona del Saglibene con l’autore di altri reati commessi ai danni di altri uffici pubblici.
LA CATTURA
Le indagini per risalire all’individuazione dell’autore del reato sono durate pochi minuti, ma quelle per la sua cattura alcune ore. L’uomo, come suo solito fare, dopo aver commesso il reato spariva dalla circolazione, non dando alcun segno di presenza neanche alla moglie o ad altri familiari. La sua individuazione non è stata semplice, difatti dopo ore di appostamento sotto casa e nei luoghi da lui frequentati, gli uomini della Squadra Volanti, avendo il sospetto di averlo intravisto, avvisavano i colleghi della Squadra Mobile che si portavano in zona e dopo poco, avendo contezza che si trattasse proprio di lui, Saglibene veniva bloccato e condotto in Questura. Dopo gli accertamenti sulla sua identità da parte della Polizia Scientifica e la comparazione delle immagini, il delinquente veniva tratto in arresto e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Durante la permanenza negli uffici della Squadra Mobile, Saglibene manifestava tutta la sua spavalderia, asserendo di non poter subire nulla in quanto lui era stato in Procura per cercare un avvocato, scusa tanto banale quanto priva di ogni fondamento e logica. Adesso, dopo aver sfidato gli uffici giudiziari ed aver fatto in conti con la Polizia di Stato per l’ennesima volta, avrà modo di pensare a ciò che ha commesso in violazione della legge penale. La Polizia di Stato ha raggiunto questo risultato in pochissime ore grazie all’esame degli impianti di videosorveglianza, che oggi più che mai permettono di risalire agli autori dei reati. La specializzazione degli investigatori della Squadra Mobile formati per l’elaborazione ed esame delle immagini è ormai un valore aggiunto”.