Vittoria – Immortalando lo stupore – L’opera di Liliana Russo raccontata da Paola Tinchitella
Il confine del reale non può essere limite accettabile per un artista, per cui la sfida risiede nel suo superamento. Immortalare un istante può recare in sé l’icona di questo confine e il danno della sua staticità, soprattutto quando l’esasperazione della tecnica prevarica l’emozionale. Non è così per l’opera di Liliana Russo che ribalta questa condizione, lasciando che sia il suo mondo interiore a dettagliare l’esteriore che si fa soggetto. Così l’istante rapprende nello scatto ma perdendo l’immobilità propria dello scatto e ricomprendendo in sé tutti gli attimi che precedono e tutti i palpiti che seguiranno quel frangente. Il presente si scioglie nell’essenza, per mescolare alle sue particelle il passaggio molecolare del passato e tutte le possibili metamorfosi del futuro, persino quelle ritenute dai più impossibili o impensabili.
Il filo conduttore di tutte le sue opere è quell’ostinazione nel far assorbire al suo obiettivo il continuo evolversi del tutto, anche in un tempo così ristretto, liberandolo dalle catene di quello stesso tempo in cui si è generato, da cui è generato. Persino l’occhio umano, nel movimento del battito di ciglia, coglie un istante statico e solo successivamente, in tempi ovviamente ridottissimi, attraverso elaborazioni cerebrali ed emozionali produce l’idea del movimento del soggetto, inserito in un dato tempo e in un dato spazio. Liliana Russo supera anche le costrizioni dei nostri automatismi umani e impedisce che quell’istante, colto dallo sguardo, si svilisca attraverso il suo statico frammento.
Dove risiede il potere che muove il suo sguardo e la sua mano? Nell’abbandono interiore che diventa capacità di cogliere il frangente generatore di stupore, che troppo spesso si disperde nel quotidiano e disperde il sapore delle cose semplici. Lo coglie nell’evolversi dell’aria, in uno stesso colore mai statico ai suoi occhi (il monocromo esplora tutte le sue possibilità proprio ad indicare movimento e evoluzione). Persino il suono si presta a questo gioco: si lascia introiettare per restituirsi in immagine fedele del suo movimento. L’obiettivo della sua macchina diviene sfera di cristallo, poggiata su piani di presente, che sa guardare agli accadimenti passati così come prevedere limpidamente il futuro, in tutte le sue velleità di divenire, riproducendo un’infinita sequenza in un unico frame.
L’istante di stupore provato fa premere quel “click”, come quello che vibra nella scoperta d’una storiografa, che si avvale di mezzo diverso dalla grafia, per registrare i passaggi, le date, le dinamiche, le scelte, i limiti, i dietrofront, le mete, le destinazioni, i desideri, le aspirazioni, le vittorie e i fallimenti, le battaglie vinte e quelle perse di un popolo di istanti. Quegli stessi istanti che messi in fila, in verticale ed orizzontale, all’interno di uno o più ambienti formano le coordinate del tempo e dello spazio.
Tuttavia, nonostante questo corredo di storia, quell’attimo di stupore è libero, perché è proprio nel coraggio di raccontare antefatti e posticipi di fatti, miserie e ricchezze, è nello svuotare il sacco che si genera il concetto di libertà. Ed è la percezione di libertà a generare stupore, persino quella di tradurre ed interpretare un istante che, per quanto è infinitesimale in rapporto al tempo globale, presuppone staticità. Cogliere la Bellezza, compito assai arduo. Ma forse questa non risiede nella goccia di meraviglia che stiamo lasciando annegare tra le onde della consuetudine a quel mare d’immobilismo che ci porta ad affogare? Ed è meraviglia quella di Liliana Russo quando scrutando l’aria ci vede dentro amnios, vita, fecondità, essere. E’ stupore quello di Liliana quando riflette se stessa su una folla immortalata riproducendo musica, danza delle ore, suono d’infinito, l’immenso, il relativo e il superamento delle dimensioni. E ancora si sente quel moto vivo di sorpresa quando scopre che le luci di una città in festa possono diventar ribalta dove far esplodere le possibilità di risorgere dall’immobilità di altri giorni di quotidiano vivere per proseguire.
Non c’è mai lamento nelle sue opere… semmai lo stridere lontano di un urlo già passato che, nell’istante in cui produce il positivo della sua opera, diviene inno alla vita che verrà. Il presente catturato, quindi, non resta tale perché implicito, nel suo permettere di essere afferrato, coltiva un divenire sempre all’erta capace di trasportarci nel suo immaginario ma anche più giù, attraverso i percorsi dell’introspezione del nostro immaginare e immaginarsi.
Qui di seguito i link agli articoli di questo sito dove miei brani di prosa o poesia sono didascalia delle opere di Liliana Russo
META’MORPH OSIS… Distratte astrazioni
(A cura di Paola Tinchitella)