Deve scapparci il morto?
Odori, sapori, suoni… così dicono. Ma l’unica immagine che rimarrà negli occhi dei santacrocesi, in queste brevi celebrazioni di San Giuseppe, è la rissa fra i tunisini, che ha travolto i cuori e turbato l’anima degli abitanti di un paese in disarmo. Perché, inutile negarlo, siamo un paese in disarmo. In pochi mesi vissuti qui, da “santacrocese”, le differenze col passato risultano lapalissiane. E altrettanto lapalissiana è l’incapacità di invertire rotta, di reagire a un opprimente senso di insicurezza. La gente non ce la fa più e non ammette repliche dimesse da parte delle istituzioni. Non ammette che ci si culli sul fatto che questa situazione “non riguarda solo noi”.
Questo indimenticabile weekend è servito a sancire, qualora ce ne fosse bisogno, la differente percezione della realtà fra chi tutti i giorni si trova a passeggiare fra due ali di folla piene di drogati e ubriaconi (come in via Caucana o altrove) e chi, dall’alto del suo ruolo istituzionale, osserva con impotenza come vanno le cose e si abitua e leggere la cronaca dai giornali, anziché cercare di prevenirla. Perché non è davvero cambiato nulla da quando, nei giorni successivi alla tragedia del piccolo Loris, il Prefetto annunciava un piano di sicurezza straordinaria per la città. Sono soltanto aumentati gli episodi di microcriminalità, si è permesso ai soliti ubriaconi di appropriarsi del culto e della devozione di migliaia di santacrocesi, rovinandogli la festa. Sono venuti a far casino a casa nostra, e noi lì a guardare, a tremare, a scansarci, a sperare che in fondo si tratti di episodi isolati (come vogliono farci credere). Sabato sera venti soggetti, VENTI, hanno partecipato a una rissa coi coltelli e con le mannaie, in pieno centro e fra i passanti. Questi comportamenti criminali, in fondo, non paiono così isolati.
Lo stesso sindaco, qualche tempo fa, mi disse in un’intervista di non credere all’integrazione. “Ognuno vive come vuole, ma rispettando le regole”. Qui le regole non le rispetta più nessuno. Di chi sia la colpa, la colpa effettiva, è tuttora ignoto. Di chi affitta loro le case, di chi li sfrutta nelle serre, di chi non li manda via a calci in culo alla prima occasione, di chi fa le leggi o di chi non le applica? Boh, non sappiamo di chi sia la colpa. Ma sappiamo benissimo che la situazione è precipitata, che Santa Croce non riesce più a sostenere queste invasioni barbariche, che la sicurezza dei cittadini (fra cui molti extracomunitari per bene) è a repentaglio. Dato che lo sappiamo, vogliamo fare qualcosa o deve scapparci il morto? Non è populismo né razzismo, come gli illusi e i puristi (quei pochi che sono rimasti) potrebbero sostenere. E’ che non ce la facciamo più.
2 Comments
Spenti i riflettori sul caso del piccolo, povero Loris non è rimasto altro che il ritorno alla criticità di tutti i giorni. Solo nei momenti più critici Tutti si agitano ma, come il mare, si ritorna all’appiatimento delle cose. In effetti solo quando ci scappa il morto tutti si agitano. Il paese è abbandonato dai suoi abitanti. Passeggiare ?? Un anacronismo . Come diceva una vecchia canzone ” bei tempi di baldoria dolce felicità fatta di niente…”
Bravo Paolo! Adesso sono curioso di leggere come si giustificheranno le autorità che hanno concesso la messa in opera di una bancherella simile (impressionante solo a guardarla) con tutte quelle armi a portata di mano… sono curioso di leggere cosa s’inventeranno questa volta!
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