La danze e il folklore siciliano come storia del linguaggio del corpo RUBRICA SALUTE E BENESSERE
Perché avvelenare un territorio, l’anima e la salute degli abitanti? La Sicilia, una delle isole più importanti del Mar Mediterraneo, è forse la terra che più delle altre offre uno dei migliori scenari culturali e folkloristici in grado di provocare nel visitatore suggestione ed emozione. Culla di passate e varie dominazioni come quella di Fenici, Greci, Bizantini e dei più vicini Normanni, Spagnoli ed Austriaci. Crocevia di miti, leggende e tradizioni greche nella religione e nelle più profane credenze popolari. Queste sono alcune definizioni di tale Isola che offre un’alta concentrazione artistica ed umana dai significati e contenuti elevati e profondi che contribuiscono ad aumentarne il fascino e la magnificenza. Contribuiscono ad aumentare l’importanza e l’imponenza, inoltre, la sua storia millenaria, il fatto di essere la patria di filosofi, Santi, artisti, scienziati e poeti, le sue tradizioni e i suoi valori. Le parole, usi, costumi, tradizioni, tanto ricorrenti nel nostro codice linguistico quando cerchiamo di soddisfare la curiosità sull’altro, custodiscono un segreto: l’anima stessa di un popolo. La notorietà di un paese favolosamente ricco, conosciuto con il nome Trinacria o Triquetra, circola fin dall’antichità nella letteratura fino ad arrivare ai tempi nostri. L’esperienza della festa, la lettura di una novella popolare, la partecipazione ad un rito, ecc., esprimono, tra l’altro, la ricerca e la scoperta dell’identità di un popolo. Non è possibile, infatti, parlare di una terra senza fare riferimento al suo folklore. La danza, come tale, è il linguaggio del corpo ed è uno dei tanti linguaggi che l’uomo possiede. La danza e il ballo popolare, definiti come gloria del corpo, sono di peculiare importanza nel folklorismo siciliano. Balli popolari come le danze macabre, le tarantelle e così via fanno parte e arricchiscono di luce il folklore siciliano. E’ il Pitrè che alla luce degli studi fatti da Pietro Vigo (F.Vigo, Livirno, 1878) parla della danza macabra. La danza macabra fu eseguita a Palermo il 3 febbraio 1563 per rappresentare ai fedeli il novissimo avviso della morte. Dice il Pitrè che al fine di crescerne l’orrore fu fatto di notte al chiarore di mille fagi che rendevano più lugubre la scena. Uscì dal collegio dei Gesuiti e scese per Cassaro, per porsi alle vie principali della città. L’allegoria della danza macabra, con la quale la morte è di volta in volta esaltata, esorcizzata o derisa è una delle più singolari creazioni della cultura medievale. Ancora, tra le tradizioni più suggestive e intrise di lussureggiante freschezza e con colori accesi e che porta la bella terra del sole e alla bella stagione è una danza o più precisamente un ballo popolare collettivo di origine napoletana: la cosiddetta “Tarantella”. La tarantella è un ballo che accompagna ogni anno la grande manifestazione di Agrigento: la cosiddetta festa o per meglio dire “La sagra del mandorlo in fiore”. Ben venga il folklore siciliano in tutte le sue forme e viva la Sicilia.
Lucy Licitra