L’importanza di una casa-famiglia nelle dinamiche genitoriali: nuova rubrica su educazione e pedagogia
Dopo forti incertezze nello scrivere una rubrica dedicata all’Educazione ho deciso di accettare la proposta della redazione e condividere il mio sapere, ma soprattutto la mia passione con i lettori di Santa Croce Web. A spingermi in questa nuova esperienza è stata la consapevolezza di non poter trascurare un argomento così importante, soprattutto nel momento in cui dopo un lungo iter formativo dedicato a studi pedagogici, si comprende che l’educazione va ben oltre il semplice “insegnare ad apprendere”, ma educare significa anche sensibilizzare all’alterità, al confronto e al rispetto di colui che è percepito come diverso. L’Educazione percepita come tale è spesso la motivazione principale di moltissimi progetti e la stessa che ha impegnato, per ben 10 anni, giovani professionisti al “progetto sperimentale di riabilitazione per disabili psichici”, approvato nel 2006 presso il comune di Santa Croce.
La Casa-Famiglia “Don Gnocchi” si mostrò da subito attiva e altamente qualificata per il raggiungimento degli obiettivi prefissati oltre ad essere la prima comunità-alloggio per disabili mentali gravi presente nel territorio camarinense. Ma come tutte le cosa belle anche questa fu destinata a svanire. Da qualche tempo la struttura ha infatti cessato di esistere e i suoi locali sono oggi destinati ad uffici comunali. Ovviamente non è mia competenza entrare nel merito della questione, ma in quanto Educatrice mi sento in dovere di ricordare quanto le strutture per disabili siano estremamente importanti per il sostegno, non solo dell’utente ma anche della famiglia. Essere genitori di un bambino con handicap è particolarmente difficile, non è un ruolo che si sceglie e nessuno è preparato ad una situazione così faticosa e impegnativa che spesso degenera in uno stato di “stress” tanto elevato da compromettere l’equilibrio dell’intero nucleo familiare, mettendo a dura prova il rapporto tra coniugi.
Ne emerge quindi che le famiglie vanno necessariamente aiutate. Ma in che modo? Garantendo a queste, prima di tutto, strutture efficienti e gestite da professionisti in grado di creare un giusto clima familiare, che non sostituisca quello di provenienza, ma che dia un impulso a nuove dinamiche relazionali e affettive, oltre a favorire la crescita di una mentalità dove essere in handicap sia “accettazione normale”. La Famiglia, se aiutata e sostenuta, sviluppa capacità impreviste e trova la forza per affrontare una situazione, da prima ritenuta ingestibile. Essa stessa diventa parte di un importante percorso educativo e riabilitativo centrato su alcuni obiettivi essenziali:
- valorizzazione delle potenzialità residue nel soggetto;
- miglioramento della qualità di vita;
- mantenimento di uno stato di autonomia dell’utente;
- prevenzione all’isolamento attraverso momenti di socializzazione.
Quattro obiettivi importanti che convergono verso un unico fine: curare il positivo inserimento o reinserimento psicosociale dei soggetti in difficoltà affinché le barriere che il “pensiero prevenuto” ha posto nei confronti del diverso vengano infrante. Si tratta di una dura “lotta alla sensibilizzazione” e in una società dove tutto ruota intorno ai media, ritengo che parlarne utilizzando il Web sia il miglior modo per giungere alla gente, riducendo eventuali forme di egoismo, insensibilità e superficialità. Nelle prossime settimane affronteremo ulteriori problematiche, alcune di forte rilevanza sociale altre relative a comuni difficoltà quotidiane che un adulto si trova ad affrontare durante il suo difficile ruolo di genitore. Mi auguro di suscitare il vostro interesse e di ricevere consigli su eventuali tematiche o semplici curiosità. A presto miei cari lettori.
Doriana Dipasquale
La casa famiglia prima
Ufficio tecnico oggi